IL LABIRINTO

labirinto di san martino

Estratto da ‘Miti e immagini dello Yoga’

di Luisa Azzerboni

Pensare al labirinto è immaginare uno spazio con una entrata e quindi anche ad una uscita, al cui interno troviamo sentieri con biforcazioni, circonvoluzioni, meandri, percorsi che presentano spirali e possibili giri viizosi. Pensare al labirinto è pensare alla paura di perdersi, al pericolo di rimanere dentro senza trovare una via d’ uscita, prigionieri.

Il labirinto contiene un centro, un luogo che non è facile trovare per via del complesso tracciato, fonte di confusione, un centro nascosto che rappresenta il luogo dove può avvenire un mutamento.

Illabirinto si percorre, ci si cammina dentro, si può correre, si può saltare e danzare al suo interno.

Il labirinto diventa per estensione un luogo oscuro, interno, profondo, non conosciuto; porta per associazione al luogo dei morti, all’interno della terra. Il viaggio nel labirinto diventa allora una discesa agli inferi, un contatto con la morte. Ma perchè farlo? Tutto ciò che ha a che fare con l’oscuro, il non conosciuto, ha anche a che fare con l’anima o meglio con l’inconscio.

I meandri, le biforcazioni conducono alla periferia, allontanando dal centro, obbligano a scelte continue, impongono capacità di discernimento fra ciò che è illusorio e disperde e ciò che conduce al centro.

Il labirinto non è per forza un luogo di perdizione, esiste un centro che se viene raggiunto, consente un ‘voltafaccia’ che riporta di nuovo all’ingresso ovvero all’uscita. Il movimento a spirale conduce al centro di se, dove è possibile produrre il rinnovamento, la rinascita. Ed a un certo punto della vita la rinascita è necessaria.

Il labirinto è un luogo pericoloso, ma non è senza via d’ uscita. Se la conversione, il voltafaccia si verifica nel suo centro, diventa un percorso di rinascita che conduce alla Luce. Se è chiuso diventa un luogo di morte.

Luisa Azzerboni

IL LABIRINTOultima modifica: 2019-07-17T22:49:00+02:00da vividistinto
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