Lo sfogo del momento e non so dove arrivare

specchio
Marzo 2020.
Mi guardo allo specchio. Aspettando il cosiddetto picco di morti da questa nuova pandemia, il Coronavirus. Periodo che molto probabilmente lascerà una profonda cicatrice sulle pagine della storia globale e della globalizzazione.
Ci sono stati momenti della mia vita in cui io ambito a momenti come questo.
E’ anche vero che nel corso degli anni ho cambiato di molto la mia visione del mondo. Ad esempio mi è bastato una volta vedere un film (Dead Man Walking) per cambiare completamente la mia idea sulle pene ‘estreme’, quindi sono cosciente del fatto di essere influenzabile. Ma è anche vero che il pensiero di un ragazzino può essere ben differente da quello di un adulto, semplicemente per una questione ‘temporanea’ di tempo passato e vita vissuta.
Sono molto empatico ed ogni tragedia o situazione toccante, la sento sulla mia pelle, la vivo nei miei pensieri, la percepisco con le mie emozioni. Stanco di vedere tragedie e sconcerie dettate dall’uomo, bramavo una pandemia come ribellione della Madre Terra.
Dopo l’esperienza della guerra ho rivisto molto le mie idee. Ora ho dei bimbi piccoli che vedo crescere, chiusi in casa per un male invisibile che ci sta cambiando subdolamente le vite. Loro avrebbero voglia di uscire di casa per giocare, vedere il sole, toccare l’ erba, infangarsi con la terra. Mi chiedono perché non è possibile,  come mai non possono vedere il cielo, uscire a giocare nonostante la primavera abbia dato ampiamente un tocco di caldo e colore alle giornate uggiose che ci siamo lasciati alle spalle recentemente. Eppure nessuna minaccia tangibile sembra impedire tutto ciò.
Ma io mi ritrovo a rivalutare tante cose.
Ogni persona ha un bagaglio di esperienza accumulato in base alla propria vita vissuta, ai movimenti, viaggi, amicizie, suggerimenti, suggestioni, credenze, contatti ed altro.
Nella società moderna i contatti umani sono limitati a quelli familiari, di lavoro o di compagnie, a volte Dovuti o Compiacenti.
Vite vissute sui social dove, tutto sembra vero, dove tutto sembra bello e dove è facile polemizzare su argomenti che in realtà nessuno conosce approfonditamente: quando c’è la Luna piena tutti diventano astrofisici, praticamente ogni mese ci sarebbero meteoriti che sfiorano la terra, e sono tutti esperti di storia Maya e catastrofi annunciate.  Arrivano i migranti e viene riesumato il Duce o qualche altro trapassato. Non ci sono I migranti e ci sono le scie chimiche. La plastica invade l’Oceano, tutti contro la plastica, ma molti gettano ancora moccini di sigaretta ovunque. Parmitano va nello spazio e sono tutti amici di Parmitano ma in realtà neanche sanno cos’è la ISS. C’è un virus e sono tutti i medici, virologi, epidemisti, esperti di geopolitica, di problemi internazionali, Finanza e chiaroveggenza.
La potenza dei social.
Alcuni luoghi incontaminati e sconosciuti, grazie alle foto di qualche avventuriero sprovveduto, sono diventati mete di massa, ricoperti di immondizia, scritte a vernice, incisioni, fuochi e maleducazione. Luoghi in cui il rumore più forte era il suono del temporale la normalità era il canto dello scorrere lento dell’acqua, ora tramutati in discoteca a cielo aperto. Taggatevi!
L’ipocrisia del social, in cui purtroppo a volte mi ritrovo, catapultato in un vortice di “normalità”.
Ci sono luoghi del terzo mondo dove la gente convive normalmente con epidemie, carestie, pestilenze di ogni genere, malaria, tifo, colera, febbre gialla, epatite… Queste persone in qualche modo adattandosi al loro ambiente, cercano di sopravvivere al meglio. Molti ce la fanno. I più indeboliti o disadattati no.  Alcuni di loro a volte si trovano stremati dalle situazioni e dalle guerre interne, che magari noi non conosciamo neanche, ed allora cercano di fuggire dal loro paese in cerca di una realtà meno peggiore di quella in cui vivono. Bambini cresciuti tra proiettili e mutilazioni, capaci di sorridere alla loro ‘normalità quotidiana’. Molti di noi ‘dell’Emisfero che ha creato il Progresso, avremmo molto da Imparare da loro, loro dell’ Emisfero ‘sfortunato’.
Prima della partenza per la Somalia avevo delle “cose” da fare che reputavo indispensabili, avrei voluto farle, per paura di morire e quindi lasciare qualcosa in sospeso. Subito prima della partenza invece mi sono promesso di farle al mio ritorno. Perché io volevo tornare a casa ed avevo motivo in più per tornare.
Situazione attuale di totale disagio. Ormai ognuno di noi conosce qualche persona che è rimasta infettata o addirittura è morta per colpa di questo misterioso virus che sta scrivendo le pagine di questo funesto anno.
“Annus Horribilis in decade malefica
Decade malefica in stolto secolo
Secolo osceno e pavido
Grondante sangue e vacuo di promesse
Annus Horribilis in decade malefica
S’attardano ombre
Le parole confondono
Si separano sponde
Coltivano incendi
Cure imposte e subite
Da sembianze smarrite
Sotto sguardi accecati
Tra pochezze infinite”
 (…)
Questo cantavano già parecchi anni fa i cari C.S.I. (ridondante)
La vita di tutti sta lentamente cambiando in questi giorni.
Il periodo più buio è ancora lontano. Il peggio sta venendo a galla.
Ma il brutto delle persone, il falso, la malvagità sta cominciando ad affiorare velocemente. Gli ipocriti si stanno smascherando dalle loro facce multiple, le mascherine di prevenzione non bastano più a coprire le loro molteplici versioni e visioni del mondo, le loro bocche piene di bugie dolci e deliziose. Le banderuole che vanno dove tira il vento, quelli che avevano la risposta pronta ed arrogante a spiazzare e contraddire qualsiasi affermazione o domanda, cominciano a balbettare.
La paura si sta insinuando violentemente in questi esseri che ignobilmente si sono avventati sfruttando lunghi periodi, subdoli e silenziosi verso le poltrone della società.
La paura sta svuotando le strade, ma l’ignoranza porterà ancora a mettere in difficoltà la massa. E tutti dovranno pagare pegno.
L’Amore per la Vita, per la Patria, per l’Unità, sono ancora lontani concetti troppo astratti per la nostra decadente società.
Il Male farà il suo corso.
Il Tempo scorrerà lento. Poi lentamente tutto verrà archiviato e dimenticato.
E si ricomincerà.
Come succede sempre più frequentemente, di fake news in questi tempi ne nascono a bizzeffe, ma d’altra parte la gente non sa più a che santo rivolgersi per capire quel che succede, la disinformazione regna sovrana ed i soliti social potenti più che mai dettano legge, in un paese in cui la parola ‘legge’ è man mano diventato un concetto nodoso ed astratto, evanescente e cavilloso.
Le assolute verità non si sapranno mai, un complotto, una mossa segreta di qualche servizio segreto, un pipistrello che è stato cucinato male, insomma un bel vaso di Pandora pieno di turbolente bugie, mezze verità e tanta ignoranza.
A fine 2019 si parlava apertamente di una forte crisi economica e lavorativa che avrebbe sconvolto il 2020 peggio della crisi del 2008. Mercati cauti, assunzioni  ferme, macchinari ed ordini in calo, assemblee e riunioni per organizzare cautelandosi i nuovi impegni per l’anno che si preannunciava temibile. Prospettive future molto nebbiose, incerte, titubanti. Dopo le scottanti ferite, ancora sanguinanti dal decennio il nuovo lustro non sembrava rassicurante. Attualmente ci troviamo letteralmente annegati in una amalgama di negatività totale. Un lungo percorso si prospetta davanti, ma la discesa verso il baratro è ancora in atto. Il peggio non si è ancora presentato a battere cassa. Il buio avvolge questa primavera così anomala quanto floreale. I ciliegi colorano i boschi ancora spogli, i petali multicolori dei fiori fanno capolino tra la vecchia erba dei prati. Il sottobosco sta rinascendo in in incedere di colori e suoni. Il silenzio spettrale delle città fanno balzare gli intimoriti spettatori, indietro di decenni, i più anziani si ritrovano in pieno coprifuoco come ai tempi del grande conflitto. Ed è proprio la sensazione di essere in guerra quella che si respira. In fondo è proprio così. Una battaglia contro un nemico invisibile che striscia nella notte, inoltrandosi tra le lenzuola ed uccidendo lentamente ed a sangue freddo. Belli e brutti, buoni o cattivi, ricchi e poveri. Lascia giusto il tempo di pensare, farsi un esame di coscienza, gridando “Aiuto!”. Allarmare chi sta vicino ed inerme, impotente contro il nemico. Spaventa. Guerra psicologica contro l’umanità. Sfoltimento spregiudicato ed indistinto mentre si vocifera e si smentisce apertamente di una nuova guerra fredda già in corso, una storia già vissuta, vista e rivista. Est ed Ovest che si minacciano come ragazzi adolescenti alle giostre. “tispiezzo in due!”, “ed io porto a mio cuggino che ti spacca la testa! “, “e a me non interessa tanto ho amici che poi ti spaccano a te e tutta la tua famiglia!”… Insomma sembra proprio di sentire discorsi di questo genere, dai pulpiti adornati di ori ed allori, sfoggiando eserciti, armamenti e bombardieri plurimiliardari. Sfoggiando uniformi ed investimenti da capogiro. Sfoggiando intenzioni e ideali  ben lontani dagli accordi internazionali dei cosiddetti “tempi di pace”. Tempi in cui semplicemente si trovano tempo e denaro per rifocillare le ricerche e le nuove armi, stratagemmi e tecniche per rendersi più belli, più sicuri e più cattivi di tutti gli altri.
Un sottopopolo però, si sta riunendo, a fatica, si ritrova per passaparola, si organizza in modo disorganizzato, ostacolato. La voglia di verità cresce.
Nuclei di individui forse più arguti, forse sognatori, forse temerari cercano rinforzi senza un portavoce che chieda aiuto. Un popolo nascosto legge, parla, scrive mentre cerca di informarsi in questo dedalo di spinose bugie, tra rivoli di sangue e fumi maleodoranti.
Coloro che tramano alle spalle di tutto, nascosti nell’ombra e nell’anonimato, sicuri dietro specchi e poltrone di pelle e casseforti colme di monete e sangue, hanno dei nemici in più ora. Pronti a combattere col pugnale tra i denti ed il sorriso da gentiluomini stampato in volto. Insieme ai sogni di libertà e giustizia, ognuno di questi individui coltiva in seno, sentimenti, emozioni, voglia di vivere e condividere, nessun virus può indebolire questa forza,.
Ora ho un motivo in più per Dovere uscire da questo momento.
Lo sfogo del momento e non so dove arrivareultima modifica: 2020-03-18T21:26:20+01:00da vividistinto
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